Un viaggio nella memoria in compagnia dei NO SEX IN THE CHURCH
Amo la musica che emoziona, la musica che fa viaggiare la mente in luoghi altrimenti inaccessibili, che stimola la memoria ripescando sensazioni, ricordi, files archiviati e non indicizzati che non riusciremmo a recuperare in altro modo. La buona musica è così, risveglia le emozioni. E noi siamo il prodotto delle esperienze che abbiamo vissuto, di ciò che abbiamo letto, del cinema e della televisione che abbiamo visto ma anche della musica che abbiamo ascoltato nel corso della vita. Così come un odore particolare è capace di riportarci improvvisamente alla memoria un episodio o un luogo della nostra infanzia, così una canzone è capace di riportarci indietro nel tempo e a risvegliare in noi un ricordo, una sensazione, un’emozione. Ed è quello che è successo ieri sera all’Easy Riders con l’esibizione dei No Sex In The Church che ci hanno accompagnato in un viaggio che, spaziando tra generi musicali diversi (fondendone addirittura alcuni nello stesso pezzo con arrangiamenti arditi, particolari e stimolanti), ci dimostra quanto possa essere coinvolgente ed emozionante la musica dal vivo quando riesce a creare quella particolare sintonia tra artisti e pubblico. E ieri sera il pubblico dell’Easy Riders si è lasciato coinvolgere ed ha partecipato attivamente allo spettacolo, in questo incoraggiato dalla particolare vena istrionica del front man Ginny Pirpan, ammaliato dalla voce a tratti roca e sensuale di Sissy Pagliaro e conquistato dai cori e dalle sonorità armoniche espresse dagli altri due componenti del gruppo, Edo Cartolano alla chitarra acustica amplificata e Gabriele de Dominicis al basso elettrico. I No Sex In The Church sono una formazione atipica: due voci soliste (Ginny Pirpan e Sissy Pagliaro) accompagnate da chitarra e basso. Niente batteria, niente percussioni. Quando ho riconosciuto l’attacco di “Walking on the moon” dei Police mi sono chiesto come avrebbero fatto a rendere l’atmosfera di quel pezzo senza gli stacchi e i controtempi della batteria che tanto avevano contribuito al suo successo. Ebbene, la loro versione minimalista reggae venata di jazz e country mi ha letteralmente affascinato… una contaminazione di generi perfettamente riuscita! Che dire poi di un locale storico come l’Easy Riders? La temperatura ancora estiva di questo ottobre salernitano ci ha permesso di godere della musica all’aperto, riparati dall’umidità notturna da un tendone che contribuiva con il suo “effetto campana” all’ottima acustica di questo spettacolo live, in compagnia di una birra irlandese alla spina di ottima qualità servita alla temperatura giusta da un personale simpatico, sorridente, mai invasivo. Insomma, una serata perfetta in cui ho avuto anche modo di conoscere Renato, il proprietario dell’Easy Riders, che mi ha raccontato un po’ di storia del locale, mi ha parlato dei suoi progetti e mi ha ha fatto, in qualche modo, sentire a casa. Lo ringrazio per questo, così come ringrazio Ginny, Sissy, Edo e Gabriele per la splendida serata.
Lello Cicalese