Al Napoli dei titolarissimi bastano venti minuti giocati ad un ritmo piuttosto blando per irretire i giallorossi nella solita ragnatela di passaggi a centrocampo e sorprenderli con il classico lancio in profondità per Mertens. Il belga confeziona un assist, corretto involontariamente da De Rossi, per Insigne che supera di slancio i difensori i difensori e batte sul primo palo l’incolpevole Allison. Uno a zero per il Napoli!
La Roma, annichilita, cerca invano di reagire ed il Napoli evita di scoprirsi troppo. Il primo tempo si chiude con l’ammonizione di Jorginho per un fallo inesistente su Florenzi.
Il secondo tempo continua sugli stessi ritmi del primo. La Roma tenta di avvicinarsi alla nostra area di rigore ma non si mostra mai pericolosa, sembra quasi voler contenere il passivo, ed il Napoli si accontenta di controllare la partita.
Al 58’ Manolas, nel tentativo di fermare Mertens lanciato in area, si infortuna da solo e il belga, sorpreso dal mancato intervento del difensore, calcia fuori.
A venti minuti dalla fine la Roma decide di tentare la sorte e comincia ad attaccare. Un colpo di testa di Fazio, subentrato a Manolas, viene deviato da Reina sul palo con una grande parata!
E’ il segnale che Sarri aspettava per cambiare i polmoni della squadra e bloccare sul nascere le velleità della Roma.
71’ entrano Zielinski per Hamsik ed il giovane turco Under per un Florenzi che ha speso davvero tutto.
73’ entra Diawara per Jorginho.
Ora la Roma deve stare attenta perché il Napoli è pronto a ripartenze micidiali che solo interventi al limite del regolamento possono fermare.
L’arbitro non vede un pestone su Mertens in piena area di rigore e non si capisce perché nessuno chieda l’intervento del VAR.
82’ entra Rog per Callejon e dopo due minuti un colpo di testa di Dzeko accarezza la traversa.
La partita si chiude con gli affannosi tentativi della Roma di recuperare una partita che non è stata mai in discussione. Grande prova di maturità del Napoli che, dopo Manchester, dovrà vedersela con l’Inter di Spalletti con la consapevolezza di essere cresciuta ancora un po’.