Il Museo archeologico Nazionale di Paestum raccoglie gli eccezionali reperti provenienti dalla città e dal territorio di Poseidonia-Paestum: dalle suppellettili preistoriche ai corredi funerari della città lucana, dai resti architettonici e scultorei alle terrecotte.
Una parte del museo è dedicata alle sculture arcaiche relative al famoso ciclo di metope dell’Heraion di Foce Sele. Di straordinario interesse sono le lastre tombali dipinte, tra cui la più celebre è la tomba del Tuffatore del 480 a.C., a cui si aggiunge il ciclo delle tombe dipinte di epoca lucana.
La Tomba del Tuffatore (rinvenuta nel ’68) comprende cinque lastre affrescate. Quattro di esse che compongono la cassa sono dipinte e raffigurano un Convivio o Banchetto funerario.
Il capolavoro è la quinta lastra, quella di copertura, su cui è rappresentato, in una felice astrazione, il Tuffatore, disegnato con un tratto essenziale e puro. L’opera pittorica, realizzata da un raffinato artista greco del 480 circa a.C., risulta attualmente l’unico esempio di pittura greca nella Magna Grecia e nell’Oriente greco.
Una nuova sezione del Museo accoglie reperti risalenti all’epoca romana, tra i quali notevoli esempi di statuaria, un tesoretto di denari d’argento, e importanti documenti epigrafici.
A 8 chilometri dall’area archeologica, in prossimità della riva sinistra della foce del Sele, sorge il Santuario di Hera Argiva, la cui scoperta è avvenuta nel 1934. Il culto di Hera, divinità primaria nell’universo religioso della cultura greca, sposa di Zeus e figlia di Chronos, raccoglie in sé una pluralità di caratteri. Il mito, durato secoli, è riconoscibile nella trasposizione religiosa del culto della Madonna del Granato di Capaccio. L’area sacra, individuabile oggi nel solo livello di fondazione, si caratterizzava per la presenza di un thesauros (un tempio di piccole dimensioni) del VI sec.a.C.; di un tempio maggiore con otto colonne davanti, con il pronaos, il naos (cella), e l’adyton (camera dietro la cella); e di piccoli sacelli, altari e fosse piene di oggetti votivi. Oltre alle sole fondazioni, oggi sono visibili molteplici esemplari di statuette votive (sec. VI-V-IV a.C), in buona parte raffiguranti la divinità Hera nella configurazione Kourotropos, cioè seduta su di un alto sedile con il bambino in braccio. Di grande efficacia visiva sono le decorazioni, gran parte delle quali arricchivano il lato orientale e settentrionale del thesauròs, tra cui il fregio (quasi tutto) in arenaria locale che rappresenta uno dei più completi e significativi complessi figurati della scultura greca di età arcaica. Nei rilievi è evidente lo spirito narrativo, che in genere è noto, almeno per l’età arcaica dei fregi ionici. Le metope scolpite, unite, in parte, ai triglifi traggono spunto dalla mitologia greca e dai grandi cicli epici quali le imprese di Heracle e dei centauri, la guerra di Troia con i suoi principali protagonisti come Achille, Patroclo, Ulisse ed il suicidio di Aiace.
Nei pressi dell’antico sito sorge il Museo narrante, ospitato in una masseria degli anni ‘30 del secolo scorso. Il percorso di visita, che utilizza sia strumenti di tipo tradizionale, sia video-installazioni, prodotti multimediali e ricostruzioni virtuali interattive, si sviluppa come la trama di un racconto che guida il visitatore alla scoperta del Santuario.
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