Dopo Herat e Kandahar, la perdita di Mazar-I Sharif, centro di grande importanza strategica, è un altro colpo durissimo per il governo afghano, al quale resta la capitale come unica roccaforte. I primi ad arrendersi, dopo i furiosi combattimenti di ieri, sono stati i soldati dell’esercito regolare. Il morale è quindi crollato presto anche tra le milizie tribali schierate a difesa della città, che hanno consegnato le armi agli insorti.
Nelle stesse ore sono state espugnate Sharana, Mehtarlam e Asadabad, nell’Est e, dopo un mese di assedio, Maymana, nel Nord. Sono saliti così a ventitrè su trentaquattro il numero di capoluoghi di provincia controllati dai talebani.
Mentre a Kandahar la principale radio locale viene ribattezzata “voce della Sharia” e sempre più nazioni, ultima la Repubblica Ceca, evacuano le loro ambasciate, Washington si prepara alla caduta di Kabul. Ancora ieri il portavoce del Pentagono, John Kirby, sosteneva che la capitale non fosse in una situazione di “minaccia imminente”. Ma, dopo la conquista del distretto di Char Asyab, nella provincia di Logar, gli studenti coranici si trovano ormai ad appena 11 chilometri dalla capitale.
Secondo l’agenzia Axios, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, intende azzerare la presenza americana ritirando tutti i rappresentanti diplomatici entro il 31 agosto. È un cambiamento di posizione repentino, e legato al rapido evolversi della situazione sul terreno.
I 3 mila militari inviati a Kabul questo fine settimana per evacuare il personale dell’ambasciata dovranno quindi eseguire la loro missione con i talebani alle porte. Una soluzione politica del conflitto appare sempre più remota. Il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, ha incontrato la delegazione talebana a Doha per chiedere una ripresa del negoziato e un cessate il fuoco.
Gli insorti continuano però a chiedere le dimissioni del presidente, Ashraf Ghani, che non sembra al momento intenzionato a cedere. In un discorso televisivo, Ghani ha annunciato che sono in corso “consultazioni rapide” per porre fine alla guerra e ha definito “massima priorità” la rimobilitazione delle forze armate, che hanno opposto una resistenza a volte davvero flebile all’aggressione talebana. Il presidente afghano ha assicurato di aver avviato “consultazioni” con i partner internazionali per trovare “una soluzione politica che garantisca pace e stabilità al popolo afghano”. Ma l’inizio della battaglia per la difesa di Kabul potrebbe essere, ormai, questione di giorni.