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Telemedicina per la vita
Nel discutere di telemedicina, argomento ormai noto e sulla bocca di
tutti mi premeva descrivere un modello di impiego che esprime
perfettamente quanto l’utilizzo della tecnologia è quantomai
consigliabile a tutti i livelli decisionali delle strutture sanitarie
pubbliche e private.
L’esempio da cui parto, ma solo perché lo conosco bene, è il servizio
di telecardiologia per l’emergenza urgenza territoriale (118) della
Regione Puglia, la cui sostanza – a favore di un giudizio positivo di
quanto efficace può essere un servizio di medicina a distanza – viene
facilmente identificata dai seguenti valori:
650.000 referti on line in tre anni circa di attività;
5 minuti di risposta in autoambulanza dal momento del primo contatto
con il paziente alla refertazione in contro room della centrale di
telecardiologia regionale e ritorno del referto in autoambulanza;
Un consistente risparmio economico sui falsi positivi (misurati in
giornate di ospedalizzazione non necessarie – valutazione su base
statistica degli anni precedenti).
In buona sostanza sulle autoambulanze della regione Puglia – come
immagino e spero possa essere in altre regioni italiane – attraverso
l’utilizzo di un sistema integrato di piattaforme software e di
devices clinici, nonché di sistemi decisionali CDSS, tra il first
medical contact e la diagnosi da remoto dei cardiologi che operano
nella Control Room regionale del Policlinico di Bari, trascorre un
tempo veramente molto ma molto basso; infatti grazie anche ad una
organizzazione ben tarata si arriva ad una risposta di referto in
autoambulanza in meno di 5 minuti.
Il modello organizzativo proposto in questo caso è diventato un
riferimento per la cardiologia ed è stato adottato come linea guida,
come riportato da diversi articoli su testate specializzate.
Il dato relativo ai 5 minuti mi colpisce particolarmente perché se è
vero che da sempre la medicina, con la sua evoluzione nel corso degli
anni e attraverso un grado di preparazione del personale sanitario
sempre più eccellente riesce a indirizzare per il meglio anche
situazioni patologiche drammatiche, la telemedicina ne raccoglie
l’esperienza e istituisce nuove paradigmatiche prospettive; quando un
atleta americano Dick Fosbury inventò il salto scavalcando l’asticella
con la schiena non inventò il salto ma cambio il modo di vedere
l’asticella, e cambiò la specialità del salto in alto. Gli stessi
atleti che utilizzavano il vecchio metodo, quello ventrale per
saltare, si adeguarono repentinamente perché erano ben consapevoli
dell’efficacia introdotta dal salto all’indietro.
Ritornando a noi: seguendo questo modello organizzativo io credo che
sia possibile indicare, per i processi operativi relativi alla
Emergenza /Urgenza tutta una serie di soluzioni di processi fondati
sull’utilizzo di analoghi sistemi informatici.
Una di queste è quella di fornire un supporto ai Pronto Soccorso di
primo livello per la gestione di patologie critiche (Infarto
Miocardico Acuto), mediante l’utilizzo di soluzioni di CDSS ed il
collegamento in telemedicina agli specialisti di cardiologia.
Da sottolineare che la maggior parte dei servizi di telemedicina,
richiedendo che un operatore remoto non specializzato esegua attività
di indagine diagnostica (osservazione e rilevazione di parametri,
registrazione dati, utilizzo di strumentazione diagnostica), implicano
l’utilizzo di una soluzione che guidi l’operatore lungo il percorso
della routine della visita/esame. Questa Clinical Decision Support
System (CDSS) deve essere basato sulla routine preimpostata dallo
specialista ma anche sulle indicazioni e linee guida
internazionalmente riconosciute per l’attività.
In Italia le malattie cardiovascolari sono causa del 45% della
mortalità globale e, in particolare, la cardiopatia ischemica è
responsabile dell’11.6% dei decessi in Italia. Si tratta di circa
70.000 morti/anno a fronte di 120.000 nuovi casi di infarto miocardico
per anno. L’ischemia cardiaca, inoltre, invalida la salute del
paziente anche in caso di sopravvivenza alla crisi che lo ha portato
in Pronto Soccorso. L’infarto miocardico acuto, cioè la morte delle
cellule del miocardio per ischemia prolungata dovuta all’insufficiente
apporto di ossigeno rispetto alla loro richiesta, ha un protocollo di
trattamento diverso dalle altre cause di danno miocardico non
ischemico (scompenso, miocardite, cardiomiopatia, sindrome di
Takotsubo, ecc.) ed è stato classificato in diversi tipi in base a
differenze patologiche, cliniche e prognostiche che corrispondono a
diverse strategie terapeutiche. E ‘quindi indispensabile per la salute
e la sopravvivenza del paziente, discriminare nel più breve tempo
possibile la patologia (IMA con Trombosi STEMI o NSTEMI, angina
instabile, ecc.) al fine: − di cominciare i trattamenti opportuni, −
di indirizzare il paziente alla struttura predisposta per trattare
quella patologia, riducendo in modo drastico il Ritardo Evitabile.
Questo può avvenire solo con la valutazione precoce da parte di un
cardiologo di un set di informazioni e dati strumentali.
Tuttavia l’organizzazione della rete di emergenza della maggior parte
delle aziende sanitarie e delle aziende ospedaliere, prevede multipli
punti di accesso e Triage di Pronto Soccorso a fronte di un numero
minore di Unità di Cardiologia che, comunque, non sono dedicate al
100% all’emergenza. Questo porta a ritardi per lo spostamento dei
cardiologi presso il punto di primo contatto, anche per patologie non
urgenti, o per lo spostamento del paziente sospetto presso
l’ambulatorio cardiologico di urgenza.
Un adeguato processo potrebbe consentire quindi:
all’operatore di Pronto Soccorso, presso il punto di primo contatto e
triage, di effettuare tutte le attività per rilevare informazioni e
dati, anche strumentali, necessarie per valutare pazienti con IMA in
corso secondo un protocollo/percorso predefinito in conformità alle
linee guida cardiologiche riconosciute
Al cardiologo, presso la sua unità o comunque in un qualsiasi presidio
o punto raggiunto da una rete di comunicazione, di esaminare le
informazioni, analizzare i dati strumentali con i tool relativi, fare
valutazioni e diagnosi, dare indicazioni agli operatori presso il
paziente e assegnare terapie, refertare le risultanze delle attività
mediche.
Potrebbe essere quindi molto utile integrare nel processo operativo di
Triage in Pronto Soccorso una soluzione di Valutazione del Dolore
Toracico, Diagnosi Precoce dell’Infarto Miocardico acuto e
Telerertazione Cardiologica, mediante una valutazione tramite CDSS e
l’invio di dati e tracciati ECG ad un team di cardiologi presso una
Centrale di Telemedicina della stessa azienda.
1. Attivazione presso ogni punto di Pronto Soccorso di una soluzione
di CDSS che guidi e supporti il personale dell’emergenza-urgenza nel
valutare le patologie dei pazienti all’ingresso. Le prime patologie da
considerare, data la necessità di valutazioni precoci, sono quelle
cardiologiche ed in particolare IMA (in accordo a quanto ci si aspetta
sulla rete regionale) e poi le patologie NSTEMI o non, discriminate
dai casi precedenti. Una ipotetica soluzione software deve guidare il
personale di Pronto Soccorso nel raccogliere i dati dal paziente e
dagli strumenti, fornendo allo stesso tempo informazioni relative alle
linee guida di diagnosi e trattamento.
Per la valutazione dell’IMA e la discriminazione dell’Angina si
possono interfacciare Pulsossimetro, Sfigmomanometro,
Elettrocardiografo a 12 tracce. Come evoluzione successiva, per la
discriminazione in caso di NSTEMI nell’ECG, possono essere utilizzati
direttamente presso il PS kit di misura enzimatica ad alta
sensibilità, che danno risposte in tempi brevi e compatibili con
l’esigenza di anticipare la diagnosi e decidere quindi precocemente
l’intervento e la destinazione del paziente. Questo consentirebbe di
ridurre i tempi tra contatto e diagnosi e quindi i possibili danni
cardiaci al paziente ma anche di indirizzare al meglio il percorso
successivo nelle strutture del cliente.
2. Attivazione di un collegamento tra i diversi Pronto Soccorso e la
Cardiologia, per il trasferimento dei dati del paziente e dei
tracciati ECG da far valutare e refertare al cardiologo, e per
eventuali collegamenti video/voce per fornire supporto ed indicazioni.
Presso la cardiologia, per il team di cardiologi che fa servizio anche
per l’Emergenza-Urgenza che include le funzioni di gestione delle
richieste di consulenza e delle liste di lavoro, priorità, avvisi ed
allarmi, acquisizione e refertazione dei dati provenienti dal PS. Il
cardiologo avrebbe sempre on line (su tablet e/o dispositivi mobile)
lo storico delle attività effettuate dal personale di emergenza e le
indicazioni fornite dal CDSS in merito alle linee guida, permettendo
di valutare la situazione completamente informato.
In conclusione quanto descritto brevemente risponde a esigenze
specifiche, e cioè − ridurre i danni per le patologie ischemiche
cardiache anticipandone la diagnosi − rendere più appropriato il
flusso di pazienti verso la cardiologia e può essere esteso per
discriminare e diagnosticare un numero maggiore di patologie
cardiache, anche meno urgenti, spostando sui punti di primo contatto
prestazioni tipicamente ospedaliere ed evitando di far muovere il
paziente per raggiungere il presidio specialistico. Allo stesso tempo,
utilizzando altre componenti delle stesse piattaforme applicative e di
telemedicina si potrebbe consolidare l’idea di una continuità
clinico-assistenziale e prevenzione sul territorio e nel tempo. Ad
esempio è possibile consegnare (abilitare all’uso) una App per i
pazienti che sono entrati in contatto con l’Azienda, nel processo di
valutazione cardiologica già descritto, cosi che possano essere
seguiti anche nel follow up del contatto. Tramite la App, il paziente
con patologie cardiologiche o con sospetti di problemi, potrebbe
accedere ai risultati dei propri esami, essere monitorato registrando
periodicamente informazioni anche a domicilio, restare in contatto ed
informato; quindi monitoraggio e Gestione del Territorio a distanza.
Di applicazioni efficaci sul mercato ci sono, le idee e le teste
pensanti per consentirne l’efficacia anche, direi che con il PNRR ci
saranno anche probabilmente i fondi economici sui cui ragionare per
eventuali investimenti e per migliorare i servizi di patologie gravi
come quelle cardiache.
Girolamo Panetta, socio AIDR ed Area Manager CONSIS.A.r.l
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