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La Russia dichiara di essere in guerra con l’Occidente
21 settembre 2022
“Oggi non siamo tanto in guerra con l’Ucraina e l’esercito ucraino quanto con l’Occidente collettivo”. Lo ha detto il ministro russo della Difesa Sergey Shoigu, citato dall’agenzia stampa Tass. Il ministro usa la parola “guerra” invece che “operazione speciale” come è stata finora definita l’invasione dell’Ucraina.
Il Presidente Vladimir Putin ha parlato alla Nazione annunciando un’intensificazione dello sforzo bellico russo in Ucraina:
Cari amici!
Il tema del mio intervento è la situazione nel Donbass e i progressi dell’operazione militare speciale per liberarlo dal regime neonazista che ha preso il potere in Ucraina nel 2014 a seguito di un colpo di Stato armato.
Oggi mi rivolgo a voi, a tutti i cittadini del nostro Paese, a persone di diverse generazioni, età e nazionalità, al popolo della nostra grande Patria, a tutti coloro che sono uniti dalla grande Russia storica, ai soldati e agli ufficiali, ai volontari che ora combattono in prima linea e sono al loro posto di combattimento, ai nostri fratelli e sorelle – abitanti delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, delle regioni di Kherson e Zaporozhye e di altre aree liberate dal regime neonazista.
Tratteremo dei passi necessari e urgenti per proteggere la sovranità, la sicurezza e l’integrità territoriale della Russia, del sostegno all’aspirazione e alla volontà dei nostri compatrioti di determinare il proprio futuro e della politica aggressiva di alcune élite occidentali, che cercano in tutti i modi di mantenere la loro supremazia, e per questo cercano di bloccare e soffocare qualsiasi centro di sviluppo sovrano e indipendente per continuare a imporre in modo grossolano la loro volontà su altri Paesi e popoli, per imporre i loro pseudo-valori.
L’obiettivo di questo Occidente è indebolire, dividere e infine distruggere il nostro Paese. Ormai dichiarano esplicitamente di essere riusciti nel 1991 a dividere l’Unione Sovietica e ora è giunta l’ora della Russia stessa che deve disintegrarsi in una moltitudine di regioni e aree in fatale conflitto tra loro.
Da tempo covavano questi piani. Hanno incoraggiato bande di terroristi internazionali nel Caucaso, hanno spinto infrastrutture offensive della NATO vicino ai nostri confini. Hanno fatto della russofobia generale la loro arma, tra l’altro hanno consapevolmente coltivato per decenni l’odio verso la Russia, soprattutto in Ucraina, per la quale hanno preparato il destino di testa di ponte anti-russa, trasformando il popolo ucraino in carne da cannone e spingendolo a una guerra con il nostro Paese, guerra che hanno scatenato già nel 2014, usando le forze armate contro i civili, organizzando il genocidio, l’assedio e il terrore contro le persone che si rifiutavano di riconoscere il governo nato in Ucraina a seguito del colpo di Stato.
E dopo che l’odierno regime di Kiev ha rifiutato pubblicamente una soluzione pacifica al problema del Donbass e, per di più, ha annunciato le sue pretese sull’arma nucleare, è risultata assolutamente evidente l’inevitabilità di un nuovo, ennesimo attacco su larga scala al Donbass, come era già accaduto due volte in passato. E poi, altrettanto inevitabilmente, sarebbe seguito un attacco alla Crimea russa – alla Russia.
In questo contesto, la decisione di lanciare un’operazione militare preventiva è stata assolutamente necessaria e l’unica opzione possibile. I suoi obiettivi principali – la liberazione dell’intero territorio del Donbass – erano e restano immutati.
La Repubblica Popolare di Lugansk è già stata praticamente completamente ripulita dai neonazisti. Continuano i combattimenti nella Repubblica Popolare di Donetsk. In otto anni, il regime di occupazione di Kiev ha creato qui una linea profondamente articolata di fortificazioni stabili. Un assalto frontale comporterebbe gravi perdite, quindi i nostri contingenti, ma anche le unità militari delle repubbliche del Donbass, stanno operando in modo sistematico e competente, utilizzando i mezzi bellici proteggono il personale e passo dopo passo liberano il territorio di Donetsk, in città e villaggi epurano i neonazisti e aiutano le persone che il regime di Kiev ha trasformato in ostaggi e scudi umani.
Come sapete, l’operazione militare speciale coinvolge soldati professionisti che prestano servizio militare sotto contratto. Con loro combattono anche formazioni di volontari: persone di diverse nazionalità, professione ed età – veri patrioti. Hanno risposto al richiamo del cuore insorgendo per difendere la Russia e il Donbass.
A questo proposito, ho già incaricato il Governo e il Ministero della Difesa di definire in modo completo e il più presto possibile lo status giuridico dei volontari e dei combattenti delle unità delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk che devono essere equiparati ai militari regolari dell’esercito russo, anche per quanto riguarda l’assistenza materiale e sanitaria e le garanzie sociali. Particolare attenzione deve essere riservata all’organizzazione della fornitura di mezzi ed equipaggiamenti militari alle formazioni di volontari e alle unità della milizia popolare nel Donbass.
Nell’ambito del loro impegno per la difesa del Donbass, le nostre truppe, sulla base dei piani e delle decisioni del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore relativi alla strategia generale di azione, hanno anche liberato dai neonazisti aree significative delle regioni di Kherson e Zaporozhye e alcune altre zone. Di conseguenza, si è formata una lunga linea di contatto di oltre mille chilometri.
È la prima volta che voglio parlarne oggi pubblicamente. Anche dopo l’inizio dell’operazione militare speciale, ma anche dei negoziati di Istanbul, i rappresentanti di Kiev hanno reagito molto positivamente alle nostre proposte che erano fondamentalmente legate alla garanzia della sicurezza della Russia e dei nostri interessi. Ma è ovvio che una soluzione pacifica non conveniva all’Occidente, così, dopo aver raggiunto alcuni compromessi, Kiev ha ricevuto l’ordine preciso di silurare tutti gli accordi.
L’Ucraina è stata ulteriormente rifornita di armi. Il regime di Kiev ha schierato nuove bande di mercenari e nazionalisti stranieri, unità militari addestrate secondo gli standard NATO e sotto il comando de facto di consiglieri occidentali.
Al contempo in tutta l’Ucraina è stato rafforzato nel modo più duro possibile il sistema della repressione contro i cittadini, istituito subito dopo il colpo di Stato armato del 2014. La politica di intimidazione, terrore e violenza assume forme sempre più massicce, orribili e barbare.
Vorrei sottolineare che sappiamo che la maggioranza delle persone che vivono nei territori liberati dai neonazisti, in primo luogo le terre storiche della Novorossia, non vogliono ritrovarsi sotto il giogo del regime neonazista. A Zaporozhe, nella regione di Kherson, a Lugansk e a Donetsk hanno visto e vedono le atrocità commesse dai neonazisti nelle zone occupate della regione di Kharkov. Gli eredi di Bandera e dei castigatori nazisti uccidono persone, torturano, imprigionano, regolano conti, massacrano e perseguitano civili inermi.
Prima dell’inizio delle ostilità nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk e nelle regioni di Zaporozhye e Kherson vivevano più di sette milioni e mezzo di persone. Molte di loro sono state costrette a fuggire, a lasciare le proprie case. E coloro che sono rimasti – circa cinque milioni di persone – sono ora sottoposti a continui attacchi di artiglieria e razzi da parte dei combattenti neonazisti. Colpiscono ospedali e scuole e compiono atti di terrorismo contro i civili.
Non possiamo, non abbiamo alcun diritto morale di consegnare ai carnefici persone a noi vicine, non possiamo non reagire alla loro sincera aspirazione di determinare il proprio destino. I parlamenti delle Repubbliche Popolari del Donbass e le amministrazioni civili e militari delle regioni di Kherson e Zaporozhe hanno deciso di indire referendum sul futuro di questi territori e hanno chiesto alla Russia di sostenere tale iniziativa.
Sottolineo: faremo di tutto per garantire condizioni di sicurezza per i referendum, in modo che i cittadini possano esprimere la loro volontà. E sosterremo la decisione sul proprio futuro che sarà presa dalla maggioranza dei residenti delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk, delle regioni di Zaporozhye e Kherson.
Cari amici!
Oggi le nostre Forze Armate, come ho già detto, operano su una linea di contatto che supera i mille chilometri, confrontandosi non solo con formazioni neonaziste, ma di fatto con l’intera macchina militare dell’Occidente collettivo.
In questa situazione, ritengo necessario prendere la seguente decisione, pienamente adeguata alle minacce che dobbiamo affrontare e cioè: per proteggere la nostra Patria, la sua sovranità e integrità territoriale, per garantire la sicurezza del nostro popolo e di quello dei territori liberati, ritengo necessario sostenere la proposta del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore di dichiarare la mobilitazione parziale nella Federazione Russa.
Ripeto, stiamo parlando di una mobilitazione parziale, il che significa che saranno chiamati a prestare servizio militare solo i riservisti, in primo luogo coloro che hanno prestato servizio nelle Forze Armate e che hanno determinate qualifiche professionali militari e la relativa esperienza.
I richiamati in servizio, prima di essere inviati alle unità, saranno obbligatoriamente sottoposti a un addestramento militare supplementare che terrà conto dell’esperienza dell’operazione militare speciale.
Il decreto sulla mobilitazione parziale è stato firmato.
In conformità con la legislazione, le camere dell’Assemblea federale – il Consiglio della Federazione e la Duma di Stato – saranno ufficialmente informate oggi per lettera.
Le misure di mobilitazione inizieranno oggi, 21 settembre. Incarico i capi delle regioni di fornire tutta l’assistenza necessaria ai commissariati militari.
Sottolineo in particolare che i cittadini russi chiamati a prestare servizio militare in regime di mobilitazione riceveranno lo status, i pagamenti e tutte le garanzie sociali di chi presta servizio a contratto.
Aggiungo che il decreto sulla mobilitazione parziale prevede anche misure aggiuntive per soddisfare le commesse dello Stato nel settore della difesa. I capi del complesso militare-industriale rispondono direttamente dell’aumento della produzione di armi ed equipaggiamenti militari e dell’installazione di ulteriori impianti di produzione. Per parte sua il Governo deve risolvere senza indugio tutte le questioni relative al sostegno materiale, alle risorse e alle finanze delle imprese della difesa.
Cari amici!
Nella sua aggressiva politica antirussa, l’Occidente ha superato ogni limite. Sentiamo costantemente minacce contro il nostro Paese e il nostro popolo. Alcuni politici irresponsabili in Occidente non si limitano a parlare di piani per organizzare forniture di armi offensive a lungo raggio all’Ucraina – sistemi che consentirebbero di effettuare attacchi in Crimea e in altre regioni della Russia.
Tali attacchi terroristici, compresi quelli che utilizzano armi occidentali, si stanno già verificando negli insediamenti di confine nelle regioni di Belgorod e Kursk. La NATO svolge attività di ricognizione in tempo reale in tutta la Russia meridionale utilizzando sistemi moderni, aerei, navi, satelliti e droni strategici.
Washington, Londra e Bruxelles spingono esplicitamente Kiev a trasferire l’azione militare sul nostro territorio. Senza più nascondersi, sostengono che la Russia deve essere sconfitta con ogni mezzo sul campo di battaglia, con successiva privazione della sovranità politica, economica, culturale e di qualsiasi altro tipo e saccheggio completo del nostro Paese.
È stato messo in atto anche il ricatto nucleare. Non stiamo parlando solo del bombardamento, incoraggiato dall’Occidente, della centrale nucleare di Zaporozhye, che minaccia la catastrofe nucleare, ma anche delle dichiarazioni di alcuni alti rappresentanti dei principali Stati della NATO sulla possibilità e l’ammissibilità di usare contro la Russia armi di distruzione di massa – armi nucleari.
A chi fa queste affermazioni nei confronti della Russia vorrei ricordare che anche il nostro Paese possiede diversi mezzi di distruzione, alcuni dei quali sono più avanzati di quelli dei Paesi della NATO. Se l’integrità territoriale del nostro Paese è minacciata, ovviamente useremo tutti i mezzi a nostra disposizione per difendere la Russia e il nostro popolo. Questo non è un bluff.
I cittadini russi possono essere certi che l’integrità territoriale della nostra Patria, la nostra indipendenza e la nostra libertà saranno garantite – permettetemi di sottolinearlo ancora una volta – con tutti i mezzi a nostra disposizione. E coloro che stanno cercando di ricattarci con le armi nucleari dovrebbero sapere che la rosa dei venti può girare anche nella loro direzione.
È la nostra tradizione storica, è il destino del nostro popolo quello di fermare coloro che mirano al dominio del mondo, che minacciano di smembrare e ridurre in schiavitù la nostra Patria, il nostro Paese. Lo faremo anche adesso -così sarà.
Confido nel vostro sostegno.
Redazione