Daria Dugina assassinata dal Governo di Zelensky: la conferma dagli USA
"Papà, mi sento una guerriera, mi sento un eroe. Voglio stare dalla parte delle forze della luce, è la cosa più importante"
6 ottobre 2022
“Papà, mi sento una guerriera, mi sento un eroe. Voglio stare dalla parte delle forze della luce, è la cosa più importante”. Poche parole scritte da una figlia ad un padre, il giorno prima di morire.
Gli 007 Usa “Kiev dietro la sua morte”. Gli Stati Uniti “non hanno preso parte all’attacco, né fornendo intelligence né altra assistenza”, fanno sapere i servizi, secondo cui gli USA non erano a conoscenza dell’operazione in anticipo, alla quale “si sarebbero opposti se fossero stati consultati”.
Roma- Un’esplosione avvenuta alle 21 del 20 agosto ha ucciso Daria Dugina, 30 anni, figlia del filosofo russo Aleksander Dugin.
La giovane donna viaggiava sulla Toyota del padre. L’auto è esplosa sull’autostrada Mozhaisk, nei pressi di Mosca. Daria stava tornando a casa dopo aver partecipato ad un festival sulle tradizioni russe, ‘Tradicja’, insieme al padre Aleksander.
Sulla sua morte della donna i servizi segreti russi hanno accusato subito gli ucraini. Ora sono anche gli Stati Uniti a confermare il loro coinvolgimento.
Il New York Times cita fonti di intelligence americana
È il New York Times che cita una fonte dell’intelligence americana secondo cui “parti del governo” di Zelensky hanno autorizzato l’azione che in realtà aveva come obiettivo il padre, il filosofo Aleksandr Dugin.
Gli Stati Uniti non sarebbero stati informati dagli alleati ucraini dell’attentato altrimenti si “sarebbero opposti all’omicidio” si legge dalle pagine del giornale americano.
L’obiettivo era il padre
Per Mykhailo Podolyak, consigliere di Zelensky, sempre intervistato dal New York Times: “una come Daria non è un obiettivo tattico o strategico”. Nel mirino c’era Aleksandr Dugin considerato: “una delle voci più importanti della Russia che esorta Mosca a intensificare la guerra contro l’Ucraina”.
Ma è stata Daria, quella notte del 20 agosto, a perdere la vita. In quell’auto avrebbe dovuto viaggiare il padre, ma i due decisero di scambiarsela all’ultimo momento.
L’attentato è stato messo a punto da una cittadina ucraina Natalia Vovk, membro del battaglione Azov, fuggita in Estonia dopo l’attentato. La donna era arrivata in Russia il 23 luglio insieme alla figlia.
“Il giorno dell’omicidio Natalia Vovk era al festival letterario e musicale Tradicja, dove la Dugina era presente come ospite d’onore” – ha specificato il servizio di intelligence russo.
Natalia Vovk aveva preso in affitto un appartamento proprio nello stabile dove viveva la Dugina per pedinarla. Dopo l’attentato, per sfuggire ai controlli e passare il confine ha applicato targhe diverse alla macchina: una della Repubblica popolare di Donetsk, una del Kazakhistan e una dell’Ucraina.
Daria Dugina era una giornalista esperta di geopolitica. Queste che vi riportiamo sono alcune delle sue riflessioni sul mondo attuale:
Prima del mio arrivo in Europa pensavo che questa civilizzazione fosse assolutamente morta e che nessuna rivolta vi sarebbe stata possibile.
La moderna Europa libera mi appariva una palude, senza alcuna possibilità di protestare contro l’egemonia del liberalismo. Leggendo la sezione Esteri della stampa europea, vedendo articoli che titolavano: “Putin – il Satana della Russia”, “La vita lussuosa del povero Presidente Putin”, “Pussy Riot – le grandi martiri della Russia corrotta”, quest’idea è stata perlopiù confermata. Ma dopo un po’ ho trovato alcuni gruppi e movimenti politici anti-globalisti francesi, come Egalite et Réconciliation e Fils de France, e tutto è cambiato. Gli acquitrini d’Europa si sono trasformati in qualcos’altro – con la possibilità nascosta della rivolta. Ho scoperto l’“altra Europa”, l’“alternativo” impero nascosto, il segreto polo geopolitico.
La vera Europa segreta dovrebbe essere risvegliata per combattere e distruggere il suo doppio liberale. Ora sono assolutamente sicura che esistono due Europe assolutamente differenti: un’Europa liberale, decadente, atlantista, e un’Europa alternativa, anti-globalista, anti-liberale, orientata verso l’Eurasia.
Riguardo alla mia visione della Russia, ho precisato che la maggior parte della popolazione europea non si fida delle informazioni dei media e l’interesse verso la Russia cresce – lo si scorge nella moda di imparare il russo e di guardare film sovietici; molta gente europea comprende che i media europei sono totalmente influenzati dall’egemonico Leviatano, la macchina liberale globalista delle bugie. Così i semi della protesta sono nel suolo, col tempo cresceranno, distruggendo la “società dello spettacolo”.
Redazione